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76. A Varanasi il mito si fa presente

Luce del mattino sui ghat
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Varanasi, la città eterna
Sacre abluzioni
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Varanasi, la città eterna
Aarti: offerta di luce
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Varanasi, la città eterna
I linga di Kashi
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Varanasi, la città eterna
Sari stesi sui ghat
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Varanasi, la città eterna
Venditori di latte, vicoli del centro storico
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Varanasi, la città eterna
Manikarnika ghat, il luogo della cremazione
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Varanasi, la città eterna
I ghat di Benares
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Varanasi, la città eterna
Dashashvamedha Ghat
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Varanasi, la città eterna
I ghat
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Varanasi, la città eterna

La città più antica dell’umanità. Scrive Mark Twain “Benares è più vecchia della storia, più vecchia della tradizione, più della leggenda e sembra due volte più antica di tutto questo messo insieme”. Ma se vi piace immergervi nel passato dei musei, Varanasi non fa per voi. La città non offre monumenti davanti ai quali potete, in tutta calma, rievocare il passato pietrificato. Al contrario, ogni pietra è intensamente presente. L’antico è vivo e il presente odora di passato: è il tempo e la negazione del tempo. Da una parte la città e dall’altra il fiume, oltre il fiume la riva disabitata dove ogni giorno nasce il sole. Il brulichio della vita, gli infiniti riti celebrati ogni giorno da milioni di pellegrini e devoti incontrano il placido fluire delle acque della Ganga, il sacro Gange che è promessa di liberazione dal teatro del divenire.

Benares, altro nome per Varanasi o Kashi, affascina e respinge i viaggiatori occidentali. Camminando per le sue strette e cupe viuzze piene di gente e animali, osservati dagli occhi immobili di infiniti idoli, sembra di vivere in un’altra epoca che disorienta. Gli occhi dei turisti e degli hindu vedono due città diverse, che in comune hanno il superficiale velo dell’apparenza di gradinate in pietra (i ghat) degradanti verso il fiume, le cataste di legna per bruciare i morti sui ghat crematori, i vicoli su cui si aprono i cortili dei templi, i minareti delle moschee a ridosso delle cupole dorate hindu e una miriade di negozietti colorati. Per cominciare a intravvedere la sacra città di Shiva occorre tempo e bisogna essere pronti a mettersi in discussione e aprirsi a nuove visioni del mondo, dove improbabili miti sono reali.
Se non si hanno giorni a disposizione una gita in barca all’alba vi regalerà comunque emozioni forti e immagini indelebili: devoti che si bagnano nelle acque sacre dorate dai raggi del sole che nasce, bambini sorridenti che giocano nel fiume, sari colorati ad asciugare ed estatiche bufale a mollo. Numerosi santoni a meditare e, sotto gli ombrelloni, sacerdoti seduti a recitare inni vedici, davanti a palazzi antichi e decadenti case.
A ogni angolo piccoli e grandi tempietti con statue ricoperte di fiori e gli onniprensenti linga di pietra, l’icona fallica emblema del dio Shiva, signore della città.
Tutto questo per gli hindu non è che la porta verso altre dimensioni, conosciute attraverso miti e simboli. Benares è il microcosmo di un’intera civiltà, millenaria. Per i pellegrini qua si incontra tutto ciò che è sacro, tutte le mete di pellegrinaggio, i fiumi e gli dei. Varanasi è la città che Shiva ha scelto come dimora e che non lascia mai, è l’incrocio tra il mondo terreno e il divino, dove il morire assicura la liberazione dal ciclo delle rinascite.
Si dice che qua si manifestò l’infinta colonna di luce, il linga di fuoco (jyotirlinga). Un tempo il dio Brahma, il creatore e Vishnu, il conservatore dell’ordine cosmico, si misero a discutere su chi fosse il dio supremo. La discussione diventava sempre più accesa quando all’improvviso scaturì dalla terra un’infinita colonna di luce. Brahma salì verso il cielo e Vishnu scese sotto terra per cercarne la fine. Ma la ricerca fu vana. Dopo molti anni i due dei tornarono nel punto dove tutto era cominicato. Vishnu ammise la superiore grandezza del linga, ma Brahma mentì, dicendo di averne visto l’estremità. Allora dal fuoco apparve Shiva che lodò Vishnu e tagliò una delle teste di Brahma, macchiandosi del sangue di un brahmano. Il cranio di Brahma si incollò alla mano di Shiva, che prese a vagare per il mondo in cerca di espiazione. Passarono i secoli e infine Shiva tornò a Benares e il teschio si staccò cadendo a terra. Il mito del sacro linga inizia e finisce a Varanasi e anche se ci sono molti altri luoghi dove si racconta sia apparso il jyotirlinga (tre nella stessa città e almeno altri 12 in India) e solo questa la città che è venerata come il linga stesso, Kashi, la città luminosa.
Le storie sono infinite, ogni pellegrino ne consosce una parte, ma tutti vedono la città alla luce di una lunga tradizione di fede. Noi la fede forse non la condividiamo, ma conoscendo qualche storia di più possiamo meglio esplorare il mistero che si incontra all’incrocio tra terra e cielo, dove Varanasi accoglie i viaggiatori della vita.

 

Letture consigliate:

Per saperne di più sulla città in inglese è ottimo il saggio Banares: city of light, Diana Eck. Tra i romanzi ambientati a Benares in italiano: I romantici di Mishra apre una finestra sull'incontro tra occidente e India, mentre Sulle gradinate del Gange di Raja Rao vi accompanga lungo il fiume

 

Crediti
Luce del mattino sui ghat e Sacre abluzioni di Nomad Tales
Aarti: offerta diluce e I ghat di Benars di Parha Sarathi Sahana
I linga di Kashidi Aleksandr Zykov

Sari stesi sui ghat e Manikarnika ghat, il luogo della cremazione di Vasenka
Venditori di latte nel centro storico di Fabrizio Cornalba
I ghat di Christopher
Dashashvamedh ghat di Adamina

con licenza  Creative Commons License

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