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594. Addio leggi coloniali!

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L’India del 2018 da un taglio al passato: la Corte Suprema decriminalizza nel mese di settembre l’adulterio e l’omosessualità.
La vita sentimentale e sessuale dei cittadini indiani esce dalle aule di tribunale, l’India legalmente riconosce il diritto al libero arbitrio e all’amore dei suoi cittadini -indipendentemente dal genere di appartenenza.
Le due leggi che dichiaravano criminale l’adulterio (Sezione 497 del Codice Penale Indiano) e “il sesso innaturale” (Sezione 377) erano un lascito degli inglesi vittoriani.
 
 Poco o nulla cambierà di fatto nei prossimi anni nei villaggi del Paese o nelle menti degli indiani conservatori, la società continuerà a non accettare l’amore omosessuale e quello fuori dal matrimonio (quasi sempre combinato e non basato sull’idea occidentale dell’amore), ma nessuno rischierà di finire in prigione e poco alla volta i cambiamenti si diffonderanno oltre alla fascia della popolazione urbana-occidentalizzata.
 
Da questo momento, grazie a cinque giudici della corte suprema responsabile dell’abrogazione della Section 497, il marito cessa di essere il padrone della propria moglie. La legge sull’adulterio aveva 158 anni e dava il diritto al marito di perseguire penalmente l’amante della moglie- ma non la moglie.
La donna era considerata un oggetto di proprietà dell’uomo, che poteva quindi accusare di “furto” il reo amante. La moglie non era soggetta ad alcuna pena, poiché considerata vittima senza capacità di scegliere di amare e non poteva perseguire le amanti del marito.
I giudici della corte suprema hanno ritenuto la legge un’offesa alla dignità della donna. L’abolizione va quindi letta come un riconoscimento dei diritti delle donne indiane.
 
Oggi entrambi i coniugi sono moralmente vincolati alla fedeltà stipulata con gli accordi matrimoniali, ma nessuno sarà perseguitato in tribunale penale per adulterio. Uomo o donna hanno le stesse responsabilità e sono pari davanti alla legge. L’adulterio può ora essere portato come prova di fallimento di matrimonio solo nelle cause civili.
 
Nel 1971 una commissione penale aveva suggerito di riscrivere la legge senza pregiudizi di genere e di ridurre la pena per adulterio da 5 a 2 anni di prigione, ma le raccomandazioni non erano state prese in considerazione. Nuovamente nel 2006 la National Commission of Women richiese la decriminalizzazione prevista dalla Sezione 497, senza conseguenze.
Finalmente, nel settembre 2018, un piccolo passo verso i pari diritti e opportunità delle cittadine indiane. 
 
La Sezione 377, chiamata spesso legge contro l’omosessualità, è stata invece abolita nella prima metà di settembre.
La legge prevedeva imprigionamento a vita o fino a 10 anni a chi volontariamente avesse avuto rapporti sessuali “contro l’ordine naturale”. La legge era stata scritta dall’inglese Thomas Macualay, quando l’India era una colonia britannica e rifletteva la visione del mondo e della moralità degli inglesi vittoriani. Negli anni l’idea di “crimine contro l’ordine naturale” è stata usata per perseguire membri della comunità LGBTQ, atti di amore consensuale potevano essere impugnati come crimini contro la legge.
 
L’India non vede di buon occhio gli omosessuali, non tanto per la moralità sessuale quanto per la minaccia che le unioni omosessuali pongono all’istituzione del matrimonio e della famiglia. In una terra dove persino i matrimoni d’amore eterosessuali spesso finiscono in bagni di sangue perché violano il sistema sociale basato sulle caste, i matrimoni gay sono ancora inaccettabili. L’abolizione del crimine di omosessualità è un primo passi verso il riconoscimento dei diritti individuali.
 
Già nel 2009 la corte suprema di Delhi aveva dichiarato la sezione 377 anticostituzionale e palesemente discriminatoria, ma appena quattro anni dopo il verdetto era stato rovesciato e l’omosessualità era tornata a essere considerata un’offesa criminale. La minuscola comunità LGTBQ perdeva il diritto di eguaglianza e di libera scelta personale. 
 
Con l’abolizione del crimine di omosessualità di settembre i giudici hanno espresso la volontà della democrazia indiana di eliminare tutte le forme di discriminazione dalla struttura sociale, per allontanarsi da pratiche degradanti, lasciti del passato, e costruire un futuro più egualitario. La costituzione va interpretata anche in chiave storica, sostengono i giudici.
 
L’abolizione della sezione 377 è un’importante pietra miliare nella storia costituzionale indiana. La cancellazione della sezione 497 è la continuazione del cammino intrapreso dal sistema giudiziario. E non sarà l’ultima rivisitazione della costituzione in chiave egalitaria.
 
Appena la settimana scorsa un altro intervento della corte suprema ha aperto alle donne le porte del santuario di Sabrimala, meta di pellegrinaggio hindu esclusivamente maschile. Si parlava della possibile apertura già da luglio, tanto che durante la recente alluvione in Kerala , dove si trova il tempio del celibe dio Ayyappa centro della polemica, sono circolate voci che il disastro naturale fosse una dimostrazione della rabbia del dio contro la possibile apertura (tutta colpa delle donne!)
Molti credenti non hanno preso bene questa ingerenza giudiziaria nell’abito della propria fede. Polemiche, dimostrazioni e sciopero sono in corso.  
 
Riusciranno i giudici e “modernizzare in chiave inclusiva” l’India, con tutte le sue credenze, religioni e superstizioni?
Hanno diritto di intervenire anche in questioni religiose?

E’ senza dubbio una sfida impegnativa e controversa.  
 
Per saperne di più:
Sezione 497 | Sezione 377 | Sabarimala 

C

redits:
Photos by Jenna Jacobs and Saad on Unsplash

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